ACCREDIA: INTERVENTO DELLA PRESIDENTE FINCO ALL’ASSEMBLEA DEL 12 MAGGIO 2021

Di seguito la Relazione della Presidente FINCO, Carla Tomasi all’Assemblea Accredia del 12 maggio 2021.

 

ASSEMBLEA ACCREDIA
(ROMA 12 MAGGIO 2021)
INTERVENTO DELLA  PRESIDENTE FINCO CARLA TOMASI

Caro Presidente, Cari colleghi,

è questa la quinta Assemblea Elettiva dalla nascita di Accredia e, come fin dalla prima FINCO è presente – e vorrei aggiungere non a caso – ed auspica di poter dare il proprio contributo negli Organi che si verranno a formare.
E ciò per vari ordini di motivi che tratteggerò il più brevemente possibile, tenendo tuttavia conto della vastità e strategicità della materia per il complesso delle imprese Specialistiche e Superspecialistiche che come FINCO ho l’onore di rappresentare. Strategicità ancora maggiore viste le risorse del Next Generation Program e dell’importanza che nell’ambito di tali risorse, e di quelle complementari stanziate dal Governo, assumono le tematiche della transizione verso un’economia sostenibile, tecnologica e digitale come previsto dagli assi più rilevanti del PNRR. In questo quadro la valutazione di conformità può e deve essere un elemento di garanzia nel mercato e di oggettività della qualità delle prestazioni.
Ulteriore motivo dell’auspicio è un sentimento di vicinanza, quasi di affetto lasciatemi dire, verso un Organismo che abbiamo seguito sin dalla sua nascita, ed anzi contribuito, a fondare ed accrescere.

Per quanto riguarda i soggetti esterni, arriviamo conseguentemente ad una terza motivazione della candidatura: operare perchè l’Ente sia realmente inclusivo dei soggetti interessati. Inclusivo è un termine ultimamente abusato, anche perché viene utilizzato spesso a sproposito e non reso effettivo quando invece se ne ravviserebbe l’opportunità.
Sia detto senza polemica, ma questo spirito razionalmente inclusivo si è nel tempo affievolito ed oggi Accredia si presenta come alquanto “impermeabile” ad ulteriori presenze e contributi. Certo, tali presenze devono avere un senso in relazione alla “mission” dell’Ente, ma il combinato disposto di puntigliose, ancor prima che rigorose, norme sulla non duplicazione della rappresentanza successiva a quella, “cristallizzata”, già presente; sui periodi nei quali non è possibile l’ingresso; sulla reiterata proposta di cedere competenze proprie dell’Organo allargato, cioè il Consiglio Direttivo, a quello ristretto ecc., rischiano di far apparire l’Ente unico come auto-referente.
Ciò desta preoccupazione non solo perchè tale Ente è, per l’appunto, “unico”, ma anche perché, sempre di più, e di ciò ci compiacciamo, aumenta la sua importanza (quasi 2.000 ormai i soggetti accreditati) e il suo peso nella vicenda economica del Paese, sia per la crescente cessione di competenze da parte dei Ministeri, sia per l’evoluzione dell’economia italiana nel senso di una sempre maggiore, e condivisibile, centralità degli aspetti qualitativi dell’impresa e dell’ambito in cui essa svolge la propria attività.

Si pensi ad esempio, solo per citare un aspetto che ci sta particolarmente a cuore, al tema della certificazione delle stazioni appaltanti, ma anche al richiamo dell’accreditamento nell’ambito degli appalti pubblici.
Accredia è un Ente di diritto privato che dunque svolge molte – e crescenti – funzioni di interesse pubblico e comunque della collettività tutta e delle imprese in particolare. Non a caso è vigilato dal Ministero dello Sviluppo Economico.

I timori di eccessiva apertura sono pertanto, a nostro parere – lo abbiamo già detto in svariate occasioni anche pubblicamente – del tutto ingiustificati e potrebbero anzi indurre a pensare che si vogliano mantenere rendite di posizione, cosa che, viceversa, deve essere del tutto estranea al principio che deve informare la “governance” dell’organismo unico di accreditamento italiano.
Dove c’è confronto nella trasparenza, c’è arricchimento, riconoscimento del merito e crescita. Non preoccupiamoci troppo, dunque, di governare gli ingressi e la composizione della compagine dell’Ente Unico, quanto di far emergere idee di continuo miglioramento di un soggetto che già si configura di livello: continuiamo ad esempio a lavorare sulla qualità delle ispezioni, sui possibili conflitti di interesse ed altri temi realmente caratterizzanti il “core” dell’Istituto.
Desta viceversa perplessità il concentrarsi su ulteriori regole e barriere all’ingresso per i newcomers. Un fatto vogliamo comunque con chiarezza stigmatizzare di fronte al Ministero vigilante: se si vogliono evitare duplicazioni nella rappresentatività, tale regola non può non valere anche a ritroso nell’ambito del corpo sociale già in essere.
Questo principio, poiché è dimostrato che non può essere sostenuto proprio da coloro che lo avversano, dovrebbe essere fatto proprio dal Ministero di riferimento e dal Comitato di Sorveglianza interministeriale che dovrebbe subordinare la cessione di competenze ad una armonica ed aperta composizione del corpo sociale.
Per quanto riguarda la formazione della “governance”, continua poi a sussistere un ormai non più giustificabile asimmetria tra i Soci Promotori e quelli eletti dall’Assemblea, sicchè l’Organo di governo non riflette affatto la composizione assembleare ed il Consiglio Direttivo è formato all’ottanta per cento da rappresentanze pre-determinate.
In questo quadro sarebbe peraltro opportuno e giunto il momento che, come avvenuto in UNI, il Presidente fosse eletto direttamente dall’Assemblea e non dal Consiglio Direttivo, con una procedura che vedrebbe in grado di decidere tutti i Soci, e non solo quelli presenti in Consiglio.
Abbiamo appena approvato le modifiche allo Statuto in sede di Assemblea Ordinaria; sono modifiche opportune (a parte una), ma riterrei necessario si proceda per il futuro con questa più sostanziale variazione.

***

Una quarta motivazione è che siamo convinti che certificazioni e prove accreditate possono e debbono rappresentare un valore aggiunto.
Ne abbiamo avuto un recente esempio, il 9 Marzo scorso, in occasione di un convegno che ha dimostrato come, anche in termini di export, vi siano delle premialità competitive per le imprese sotto accreditamento che si cimentano con i mercati esteri, rispetto alle altre.
E l’accreditamento non è solo certificazione dell’ottemperanza di requisiti, ma può cercare di indurre nell’imprenditore un comportamento virtuoso costante e continuo, che va oltre la stessa norma.

Perché ciò accada, in modo sempre più ampio, occorre da un lato che le Associazioni svolgano il loro ruolo di “moral suasion” e culturale – e qui dobbiamo fermarci un attimo a verificare se ciascuno a casa sua abbia fatto abbastanza in questo senso. Io mi limito a FINCO e lapidariamente mi dico e vi dico: abbiamo fatto, ma avremmo potuto fare di più – dall’altro è però necessario il coinvolgimento pieno del mondo delle imprese, come soggetto e non solo “oggetto” del processo.
In questo senso risulta grave ed incomprensibile, anche perché più volte ribadita, l’esclusione di tale mondo da una iniziativa, che già desta perplessità in quanto iperfetazione di una rete di fatto esistente e collegata, quale la Infrastruttura della Qualità.

A cosa serve? Quali funzioni svolge che già non possono essere svolte con l’attuale configurazione? Quale collegamento ulteriore è necessario in strutture che condividono l’un l’altra membri della governance al punto che il Presidente di uno – parliamo di Accredia ed Uni – è divenuto Presidente dell’altro allo scadere del proprio mandato?

Il nostro settore, quello appunto delle costruzioni in senso lato, sente fortemente il bisogno di una qualificazione specialistica accreditata di tutti gli operatori della filiera anche a fronte dei “cambiamenti” cui il nostro patrimonio immobiliare e infrastrutturale va necessariamente incontro, in chiave di sicurezza, di efficienza energetica e sostenibilità. Ciò è ancor più necessario con riferimento alle possibilità che si aprono con i nuovi strumenti del cosiddetto Superbonus, sia energetico che sismico.

Il patrimonio delle nostre costruzioni è infatti mediamente di bassa qualità, con notevole “consumo” di terreno ed altamente energivoro.
Ma vorrei tornare sul tema della semplificazione, quella che ritengo realmente utile e che per brevità riassumerei così, per ovvie esigenze di concisione: la Pubblica Amministrazione – intendendo per tale quella centrale e periferica, le Regioni, i Comuni, le Comunità Montane e tutti gli Enti, controllati o in essa comunque incardinati, ivi compresi gli Istituti Previdenziali e di Assicurazione quali Inps e Inail nonché le Autorità Indipendenti quali Banca d’Italia etc. – non può richiedere a cittadini e imprese alcun documento o informazione già in suo possesso senza eccezione o deroga alcuna. Si chiama “once only”.

Al contempo, nessun adempimento nei confronti delle medesime Amministrazioni può comportare per cittadini e imprese l’erogazione di somme distinte, su conti correnti diversi, pagamenti a parte, con marche da bollo etc.
Il versamento a carico del contribuente deve essere unico, con evidenza della ripartizione della relativa destinazione, ma tale ripartizione dovrebbe essere un atto endoprocedimentale all’interno della P.A., cui spetterà il compito di destinare le somme in relazione alle eventuali plurime competenze amministrative.

So che molti stanno pensando “Ma in parte ci sono già queste norme!” Ecco, appunto, la chiave è la locuzione “in parte”. Venite con me in cantiere una volta e scopriamo insieme in “quale parte” sono applicate!

Non credo che Infrastruttura per la Qualità possa dare un contributo rilevante in questo senso e pertanto riterrei che Accredia debba astenersi dall’impiegare le proprie forze, che già sono alquanto utilizzate, in tale ulteriore iniziativa.

E se qualcuno mi venisse a dire che questo soggetto lavora anche a favore delle imprese (la cui presenza non è come detto prevista nel contesto della Infrastruttura per la Qualità), mi permetterei di citare la frase del Mahatma Gandhi agli inglesi che gli dicevano “Stiamo lavorando per voi” a proposito della costruzione di un porto in India. Egli rispose loro: “Chi lavora per noi, senza di noi, lavora su di noi e, forse, contro di noi!”

Concludo richiamando l’inizio di questa mia relazione. Nel corso dell’esistenza ormai ultradecennale di Accredia, i rappresentanti FINCO hanno sempre fornito un apporto proattivo e competente; lo dico senza tema di smentita, pur nella normale dialettica, talvolta anche vivace, che contraddistingue le attività ritenute nodali.

Ciò è avvenuto sia in ambito di Comitato di Indirizzo e Garanzia sia di Consiglio Direttivo sia, anche, di Commissione di Appello di cui il Direttore Generale FINCO Dott. Artale, che oggi ricandidiamo per il Consiglio, ha tenuto peraltro per sei anni la Presidenza.

Grazie della Vostra attenzione e consentitemi un particolare ringraziamento al Past President Grazioli, di fatto “fondatore” di Accredia, e all’attuale Presidente che oggi termina la sua “avventura” in Accredia.

Carla Tomasi
Presidente FINCO

PS: chiedo di allegare questa mia Relazione al verbale dell’Assemblea.

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