Relazione Introduttiva

Relazione Introduttiva Ventennale Finco
Presidente Carla Tomasi

Un Buongiorno caloroso a tutti Voi.

Vent’anni possono essere pochi o tanti.

Dipende da quello che si è fatto e da quanto sono stati centrati gli obiettivi associativi e soddisfatte le aspettative.

Lascio questa valutazione ai soci in primo luogo ma anche al folto pubblico che ho di fronte – e che ringrazio veramente – insieme alle Autorità ed ai nostri illustri partecipanti alla Tavola Rotonda, che poi presenteremo in dettaglio.

Intanto un grazie di cuore a tutti gli intervenuti.

Un fatto è certo: sono stati venti anni intensi, nei quali l’Italia è cambiata, mi astengo in questa sede dal giudicare se in peggio o in meglio, ma certo in un modo che ha complicato il nostro lavoro che consiste – in poche parole – nel facilitare la vita alle imprese in un contesto di attenzione anche agli interessi collettivi e – ci tengo ad aggiungere – senza trascurare il livello etico dei comportamenti associativi.

Non sono stati venti anni facili, dicevo, e per stare al passo la Federazione ha dovuto percorrere strade nuove e talvolta anche accidentate.

E quindi, un grazie ai soci per aver condiviso tale percorso in un periodo estremamente complesso per le nostre imprese, nel quale poteva prevalere l’istinto di chiudersi nel recinto della propria storia e delle proprie esperienze.

Finco, invece, ha sempre cercato di puntare sui progetti con la convinzione di investire su una concezione di federazione nuova e diversa rispetto ad un modello di rappresentanza, e di conseguente associazionismo, che talvolta tenta di mantenersi in vita alimentando privilegi autoreferenziali e coltivando le posizioni del passato.
Solo per citare un caso, le recenti vicende relative ai rinnovi dei vertici delle Camere di Commercio – che bene ha fatto il Governo Renzi a depotenziare ed accorpare – hanno dato, da Lecco a Reggio Calabria e soprattutto a Roma, un esempio assai negativo e di cattiva immagine di tutto il sistema imprenditoriale, anche purtroppo di quello non coinvolto in tali vicende.

Abbiamo “cambiato pelle” – da una rappresentanza prevalente dei soli materiali da costruzione ad un più vasto panorama che copre appieno il nostro acronimo anche di impianti, servizi ed opere specialistiche – per mantenere la promessa di dare forza all’ “altra metà” del mondo delle costruzioni.

Per portare avanti i nostri progetti e la nostra lobby progettuale abbiamo, nel tempo, dovuto prendere anche decisioni difficili quanto, alla luce dei fatti, opportune.
Siamo, ad esempio, usciti da Confindustria per avere diretta libertà e responsabilità di azione ai fini di una maggiore tutela delle nostre imprese, in un momento in cui il rapporto costi/benefici dell’adesione non era più, già da qualche tempo, adeguato.
Ci siamo strutturati in Filiere ed in Tavoli di lavoro, aperti anche ad apporti esterni, come ad esempio la Filiera Mobilità e Sicurezza Stradale, la Filiera Macchine ed Attrezzature da Cantiere, la Filiera Beni Culturali (Finco Cultura), o il Tavolo sull’Efficienza Energetica.

Siamo – io credo – riusciti a costruire un modello, ferma restando su ciò la preminenza del Vostro giudizio. E lo dico con serenità perché è un merito che mi appartiene in misura secondaria.

Sono, infatti, arrivata in una Federazione già bene impostata e vorrei ricordare, in questa occasione del Ventennale, i colleghi che hanno condotto la Finco fin qui a partire da Augusto Rizzi, Oscar Zannoni, Rossella Rodelli Giavarini, che vedo qui presente insieme a gli altri miei predecessori (con l’eccezione purtroppo di Oscar Zannoni che ci ha lasciato prematuramente) e che voglio veramente ringraziare, per passare poi a Cirino Mendola ed a Donatella Chiarotto, tutti magnificamente coadiuvati dalla struttura dell’Associazione. Per essa voglio anche pubblicamente ringraziare il precedente Direttore Generale, Fabrizio Piermattei e l’attuale, Angelo Artale.

Abbiamo, dunque, sviluppato una lobby progettuale incisiva, come dimostrano alcuni dei progetti-guida che hanno caratterizzato la nostra azione. Ne cito qui per brevità solo tre: il Libro Bianco con Enea, “Energia-Ambiente-Edificio”, precursore di tutto un interesse sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, il progetto “Abbattere per ricostruire” e quello relativo ad un “Italia più bella e più Sicura” che poi si è trasformato in un “Italia più bella e più compiuta”.

Posso affermare che molte delle idee-forza contenute in questi progetti hanno contribuito alla creazione di misure di interesse collettivo quali, nello stesso ordine dei progetti citati, le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, il Piano Casa per la sostituzione urbana (che sarebbe opportuno aggiornare e rilanciare), l’Anagrafe delle Opere Incompiute.

Discende altresì da “progetto” la costante attenzione della Federazione verso il settore degli appalti rispetto alla cui regolamentazione la posizione attenta e propositiva di Finco ha contribuito nel tempo, in modo determinante, alla salvaguardia del mantenimento dei requisiti di qualificazione delle imprese specialistiche e super specialistiche per la partecipazione alle gare pubbliche, con conseguente difesa, almeno per quanto di competenza, della qualità delle opere.

“Progetto” è anche l’attenzione prestata ai temi della normazione volontaria e dell’accreditamento, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche attraverso l’assunzione di crescenti responsabilità negli istituti preposti a queste funzioni, quali UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), dove Finco esprime una Vice Presidenza congiunta alla Presidenza del Comitato Costruzioni con il nostro Vice Presidente Brivio, ed Accredia (Ente Italiano di Accreditamento) dove partecipiamo al Consiglio Direttivo.

Un progetto, molto importante, è poi quello che abbiamo chiamato FincAcademy, volto a consentire – con il sostegno dei Fondi Fonarcom e Fonditalia – alle piccole imprese di poter fruire, in forma aggregata, della formazione che hanno già pagato versando obbligatoriamente all’INPS lo 0.30 % della retribuzione di ciascun dipendente.
Le risorse umane sono – come noto – tra gli asset decisivi in imprese che devono competere.

Quelle che mostrano tassi di crescita molto elevati sono infatti spesso caratterizzate da un notevole impiego di competenze. Molte piccole aziende sono, tuttavia, sprovviste o non in condizione di poter contare su risorse umane adeguatamente formate limitando così le proprie potenzialità. Compito della Federazione è anche quello di cercare di essere di supporto nel colmare tale lacuna.

Questo è il motivo per cui abbiamo creato FincAcademy, che vede formalmente oggi la sua nascita. Tale soggetto attuatore non fornirà direttamente formazione ma metterà a fattor comune le eccellenze formative delle nostre Associazioni federate e del mondo Finco.

Vi posso infine anticipare in questa occasione che presenteremo a breve un nuovo Progetto Finco che ha come epicentro la Manutenzione e la Sostenibilità. Esso sarà articolato in Piattaforme operative modulari predisposte con particolare attenzione alle possibilità di lavoro da parte delle nostre aziende. Finco già da tempo ha posto enfasi sulla centralità della manutenzione tanto da essere stata tra i promotori del superamento della legge Obiettivo (“da Legge Obiettivo ad Obiettivo Manutenzione”).

Manutenzione, efficienza, risparmio energetico e tecnologie pulite sono infatti indispensabili per la protezione dell’ambiente e per incrementare la nostra economia ed i connessi posti di lavoro. E’ un impegno richiesto dalla comunità internazionale, ma è anche una opportunità di affermazione per le capacità professionali e tecnologiche del nostro Paese attraverso il quale trovare una nuova via alla crescita.
Gli investimenti pubblici e privati nell’ambito della SEN (Strategia Energetica Nazionale) devono costituire un asset primario stabilizzando il bonus del 65% fino al 2030, magari con diversa modulazione delle aliquote in relazione al tempo e/o alla complessità dell’intervento; potenziando e semplificando il Conto Termico che dovrà essere volano di efficientemente per il comparto degli immobili pubblici e lanciando finalmente l’Ecoprestito che da diverso tempo sosteniamo.
In ambito energetico l’Italia ha ,infatti, la possibilità di fare innovazione e di proporsi come leader sul piano internazionale. E’ una sfida che possiamo vincere.

Si tratta, dobbiamo capirlo, di una necessità ancor prima che di una opportunità. Ed il Presidente del Consiglio ha mostrato di averlo ben chiaro in alcune delle sue ultime affermazioni concernenti il nostro settore.

Leggiamo in molti rapporti di Istituti e Centri Studi o in dichiarazioni ufficiali riferimenti al fatto che il livello economico delle costruzioni è oggi tornato a quello di 10 anni fa o che riusciremo a tornare ai livelli del 1998 solo nel 2016, nel 2017 o oltre.

Questo approccio, certamente comprensibile per dare il senso della gravità della crisi, è tuttavia “ideologicamente” errato perché non tiene conto della netta discontinuità intervenuta specie nell’ultimo quinquennio: non si tornerà più ad un mercato con le caratteristiche di quello che abbiamo conosciuto, ed a certe percentuali di ritorno sull’investimento, al di là dell’auspicabile ripresa prevista.

Occorre prenderne consapevolezza e organizzarsi di conseguenza.
Intanto occorre prendere atto, non solo a parole ma anche con coerenti comportamenti nelle azioni di relazione istituzionale, che la riduzione dei consumi energetici e dell’uso di risorse naturali nonché del consumo del territorio sono inaggirabili stelle polari nel prossimo panorama del settore delle costruzioni ed in genere della civile convivenza.

Il mercato delle riqualificazioni incide già oggi per oltre i tre quinti nel settore delle costruzioni. Ciò deve comportare, per l’appunto, un mutamento “epocale” in tale settore in senso industriale avanzato che non si può raggiungere senza un sistema di impresa che operi, tra le altre cose, con livelli qualitativi e di specializzazione elevati.

Non è più rinviabile poi – con riferimento alle nuove costruzioni che auspichiamo avvengano sostanzialmente nel quadro della sostituzione urbana, puntuale e di area vasta – una reale e compiuta industrializzazione del settore con le, non irrilevanti, conseguenze che ciò comporterà, sia sotto il profilo della semplificazione delle fasi lavorative in cantiere, sia sotto quello della innovazione di prodotto e di processo sui materiali, componenti e tecnologie, nonché quello della specializzazione delle maestranze.

Senza parlare dei mutamenti che interverranno anche nei sistemi di rappresentanza, se la “casa” si costruirà “in fabbrica”, e nei connessi necessari adeguamenti anche sotto il profilo contrattualistico.
Alcuni istituti, quali ad esempio la Cassa Edile, vanno assolutamente ripensati in quest’ottica.

Dobbiamo andare verso un serio mutamento rispetto alla configurazione attuale del mercato – caratterizzato spesso da imprese con scarsa qualificazione e con un approccio orientato al ribasso estremo dei costi – da raggiungere anche attraverso l’ importante ruolo della normazione volontaria, il controllo di qualità ed un efficace sistema di certificazione nell’ambito di una adeguata sorveglianza di mercato. Ed in proposito Finco non può non essere preoccupata del previsto abbattimento del contributo ministeriale agli Enti di normazione del nostro Paese.

Dunque Manutenzione, Efficienza Energetica, Sostenibilità ed Industrializzazione del settore come aspetti strettamente collegati tra loro in termini di strategie, obiettivi e sviluppo futuro dei settori federati e quindi della Federazione.

***

Passo ora ad alcune, sintetiche, riflessioni generali prima di aprire i lavori di questa intensa giornata, che vedrà nel pomeriggio una sessione interamente dedicata alle imprese.

Come detto in apertura abbiamo attraversato – e stiamo tuttora attraversando – un periodo critico per fronteggiare il quale occorre un cambio di passo in particolare su alcuni versanti, come quello di una sempre maggiore semplificazione nella burocrazia e negli impianti normativi. E quando parlo di semplificazione, non parlo di assenza di regole ma di regole chiare, trasparenti e rispettate da tutti, specie in termini di giustizia civile ed amministrativa, certezza del diritto, legalità e sicurezza.

Qualcosa si sta facendo, ma non è ancora sufficiente. Va dato atto che prima d’ora i ritardi accumulati nel tempo erano straordinari e pesantissimi per il sistema economico, in particolare nel nostro settore delle costruzioni.

La nostra macchina statale ed il nostro welfare state continuano a sprecare troppo, non tutelano adeguatamente chi deve essere protetto ed, anzi, sono spesso di supporto a categorie che godono di rendite di posizione. Occorre continuare a ridefinire struttura, funzionamento, finanziamento di tale macchina.

Le Regioni vanno drasticamente ripensate. A fronte di alcune sostanzialmente virtuose, come quella che ci ospita, ve ne sono altre che costituiscono per il contribuente un pozzo senza fondo. E francamente non si vede ragione alcuna perché debbano, per esempio, essere “mantenute” – è proprio il caso di utilizzare questo vocabolo – quelle a Statuto Speciale, dal nord al sud. A fronte di un principio solidaristico va introdotto un controllo sugli impegni e sulla qualità della gestione amministrativa di tali Enti.

Siamo in presenza di un fisco che definire “vorace” è un eufemismo a fronte di prestazioni a favore della comunità dei cittadini e delle imprese assolutamente sproporzionate, in un ambito, per giunta, nel quale è proprio la Pubblica Amministrazione che dà spesso il cattivo esempio nei tempi di pagamento.

In particolare è sulla casa che tale voracità si concentra: su essa gravano a diverso titolo una decina di imposte e ciò senza considerare il futuro aumento dei valori catastali. E’ quindi assolutamente condivisibile il proposito del Governo di abolizione della Tasi e dell’Imu sull’abitazione principale.

Con la legge contro la corruzione che introduce il reato di autoriciclaggio e di falso in bilancio, il Governo ha inteso colpire le infiltrazioni criminali e tutelare il mercato e l’economia nazionale, ma il quadro che emerge dalle inchieste di questi periodi ci mostra apparati statali fragili, una penetrazione corruttiva pervasiva. Secondo le stime della Banca d’Italia l’economia illegale e sommersa è pari ad un terzo del reddito nazionale, una quota che – ove emersa – risolverebbe cruciali problemi del bilancio pubblico e che invece ci conferisce il triste primato di paese occidentale più corrotto, secondo Transparency International.

La concorrenza sleale generata da tale stato di cose grava oramai in maniera insostenibile sulle imprese sane e corrette.

E’ urgente ed indispensabile una inversione di rotta, che dovrà fare perno anche su aspetti formativi e su un cambiamento culturale della società: coinvolgendo in tale intento le scuole e le famiglie, prevedendo una responsabilizzazione della classe dirigente, che apra a misure di trasparenza e di verifica delle attività della Pubblica Amministrazione. Quest’ultima dovrebbe essere formata da risorse umane, specie apicali, motivate e professionalmente preparate ed in questo ambito non ci potrà essere un miglioramento senza un passo indietro dei partiti nella vicenda delle nomine. La politica deve definire gli obiettivi evitando interferenze nella gestione.

Abbiamo assoluto bisogno che la meritocrazia si affermi stabilmente e non come episodio isolato nella Politica, nella Pubblica Amministrazione, nella competizione economica e di mercato.

Con la riforma della Pubblica Amministrazione, il Governo ed il Parlamento hanno dato un segnale forte in questa direzione che speriamo non venga affievolito nei numerosi decreti applicativi previsti.

Va rivista inoltre la logica dell’intervento pubblico nel comparto economico, con un approccio di discontinuità.

La politica – anche quella locale – dovrebbe avere strategie economiche improntate ad una valorizzazione delle realtà imprenditoriali non solo, o soprattutto, in un’ottica che privilegi gli interventi a favore di grandi imprese, non sempre o non più sane. Ai cento Tavoli di crisi aperti per tali imprese andrebbero affiancati altrettanti Tavoli, portati avanti con pari impegno, sulle piccola impresa.

Per quanto riguarda in particolare il settore delle costruzioni va spostato il baricentro dei Lavori Pubblici dalle grandi opere alle piccole ed alla manutenzione. A fronte di questo mutamento, la grande impresa guarderà con ancor maggiore attenzione all’estero e la PMI si attrezzerà per meglio rispondere ad un mercato dell’offerta più a sua misura, come peraltro previsto dallo Small Business Act, i cui principi devono diventare una prassi operativa e non rimanere una mera enunciazione.

E’, sempre con riferimento al settore delle costruzioni, va definitivamente chiarito che esso non è costituito solo dagli operatori edili ma anche da tutto quel variegato universo che va dai produttori di materiali da costruzione agli impiantisti, dai fornitori di servizi ai distributori, alle imprese specialistiche che proprio in Finco trovano la loro casa.

Continuiamo ad assistere a tentativi di trasformare in “edilizia” tutto ciò che accade in cantiere, anche per finalità strumentali. Ad ogni tipologia di attività deve corrispondere un riconoscimento, ogni attività deve avere la sua “dignità” e la sua giusta, tempestiva e diretta remunerazione senza inutili intermediazioni.
Se si vuol far crescere il settore delle costruzioni, che rappresenta quasi il 10% del PIL di questo Paese, bisogna spingere fortemente sulla qualità che nel nostro caso significa qualità dei prodotti (magari guardando di più anche al Made in Italy) e qualificazione delle imprese, non sulla carta ma dimostrata sulla base di reali capacità. Significa eliminare la concorrenza sleale di chi, incapace di “fare”, si propone al mercato avvalendosi di capacità altrui.

Investendo politicamente sulle imprese di qualità e sulle nuove tecnologie è possibile modernizzare l’intero sistema economico e sociale del nostro Paese, prima che sia troppo tardi.

Senza valori imprenditoriali diffusi, senza propensione al rischio, non riusciremo ad ottenere ritmi di crescita in grado di soddisfare le nostre aspettative e quelle delle generazioni future, di tornare ad essere un Paese senza alcun dubbio guida dell’Economia mondiale specie nel nostro settore delle costruzioni.

Cari colleghi ed amici,

nell’affrontare il prossimo biennio, per il quale la Giunta Finco mi ha da poco confermata nel ruolo di Presidente, vorrei condividere con Voi alcuni punti generali che sintetizzano come la Federazione dovrebbe continuare a caratterizzarsi in futuro:

1. Indipendente dai partiti, con un’attività di relazioni istituzionali propositiva e trasparente
2. Impegnata a promuovere mercato, concorrenza, qualità e qualificazione delle imprese
3. Europea ed internazionale
4. Aperta al confronto con tutti gli interlocutori rilevanti per il settore e, in generale, con le parti sociali; disponibile al dialogo, ma non consociativa
5. Coprotagonista della crescita non solo economica, ma anche sociale e civile del Paese, per quanto in sua facoltà.

Confido che, con l’aiuto di tutti i nostri soci e degli amici e colleghi, potremo riuscire in questi intenti.

Grazie.

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