Banca d’Italia: Pnrr e Relazione annuale 2021

(Regioni.it 4307 – 31/05/2022) “L’economia italiana è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas, per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso”, spiega il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, presentando le Considerazioni finali in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2021.

Visco quindi aggiunge che il Pnrr “non esaurisce il novero degli interventi necessari nè l’impegno finanziario del Paese: vi si aggiungono importanti riforme da attuare, come quella della tassazione, e risorse che il bilancio nazionale destina a programmi di spesa con obiettivi affini”.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza “offre la possibilità di colmare in tempi non lunghi parte dei ritardi accumulati”, ma questo richiede “un impegno notevole per assicurare il rispetto delle scadenze concordate” e “tra gli interventi da completare entro il primo semestre assume rilievo la riforma del codice dei contratti pubblici. nei prossimi mesi – aggiunge Visco – dovrà essere portato a termine l’iter della legge sulla concorrenza dando attuazione, nei tempi previsti, alle numerose deleghe in essa contenute”.

Il Pnrr deve colmare in particolare le differenze economiche territoriali: “Il PNRR ha assunto qualità e dimensioni consone con l’obiettivo di colmare i gravi ritardi accumulati nel tempo dal Paese nell’istruzione e nella ricerca, nella parità di genere e nel sostegno all’occupazione giovanile, nella qualità delle infrastrutture e dei servizi pubblici. La prospettiva di una strategia di sviluppo fondata su tecnologie verdi e digitali e sul sostegno all’innovazione potrà contribuire al rafforzamento e all’espansione dei segmenti più dinamici del nostro sistema produttivo, nonché dell’industria finanziaria”.

Visco inoltre sottolinea che “da qui al 2030, secondo le valutazioni ufficiali, oltre agli 80 miliardi previsti dal Piano, il Mezzogiorno potrà contare su ulteriori risorse per circa 120 miliardi, provenienti dai fondi strutturali europei e dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Si tratta di stanziamenti ingenti, dal cui impiego è lecito attendersi un effettivo rilancio dell’economia meridionale, tale da contribuire a un innalzamento del potenziale produttivo dell’intero paese”.

Per Visco “il ricorso al debito per finanziare nuovi programmi pubblici – tranne per quanto necessario per fare fronte a situazioni di reale emergenza – va evitato”.

“Se la guerra dovesse sfociare in interruzione delle forniture di gas russo, il Pil potrebbe ridursi di 2 punti in media nel biennio”, afferma sempreil Governatore della Banca d’Italia: “L’aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese”, e invita ad evitare “una vana riconcorsa fra prezzi e salari”.
E se si arriva ad uno stop delle forniture di gas russo, il Pil potrebbe ridursi “di 2 punti nel biennio” e il tasso di crescita si ridurrebbe a -0,3% nel 2022 e a -0,5% nel 2023. Inflazione a +0,9% sul mese e +6,9% sull’anno “al livello di marzo 1986”.

Intanto, secondo l’Istat, nel primo trimestre 2022 il Pil sale dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% nei confronti del primo trimestre 2021. Istat spiega che “si tratta di stime al rialzo rispetto a quella del 29 aprile, quando il rilascio mostrava una diminuzione congiunturale dello 0,2% e un aumento tendenziale del 5,8%”. La crescita acquisita per il 2022 è pari al 2,6%. Nel primo trimestre, la spesa delle famiglie cala dello 0,9%. Gli acquisti di beni durevoli crescono del 2,7%.
Nel contempo il Mef, il ministero dell’Economia, prevede un rialzo apprezzabile del pil nel secondo trimestre: “la revisione al rialzo della stima Istat nel primo trimestre porta al 2,6% la crescita acquisita per il 2022”. Per il secondo trimestre il ministero si aspetta “un significativo aumento che metterebbe il percorso di crescita annua in linea con la previsione del Def o quantomeno prossimo ad essa”.

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